La Famiglia

Dante e Ettore Garavini
Dante e Ettore Garavini

Il Nonno Tobia, un illuminato proprietario terriero dell’800

Ettore e Dante, fondatori della storica azienda Garavini, sono nati all’alba del ‘900. Per comprendere meglio la loro mentalità e i motivi che li hanno portati a creare il famoso marchio di Macchine Agricole, è bene accennare al contesto sociale dell’epoca e raccontare un po’ la storia della famiglia di origine, elementi questi che hanno sicuramente influito sui due Fratelli, tanto da impartire alla futura azienda meccanica una precisa direzione ed una chiara filosofia.

Tobia Garavini
Tobia Garavini

Cominciamo col dire che la storia si ambienta in Romagna, precisamente a San Pancrazio, un paese vicino a Ravenna. Questo è importante perché ci dà subito un’indicazione sul carattere della gente: persone categoriche, molto energiche e pratiche. Allora l’Italia aveva portato a termine il suo delicato periodo di post-unificazione e a fine ‘800 si avvertiva -almeno in alcune regioni- una buona sintonia sociale e anche un certo interesse verso un’economia che non fosse solo basata sulla sussistenza. Le tecnologie dell’epoca erano rivoluzionarie e le nuove invenzioni anche, l’energia elettrica, le telecomunicazioni, il cinematografo, per non parlare dello sviluppo dei trasporti: treni, automobili ed addirittura voli aerei. C’era senza dubbio una grande euforia generale, una voglia di migliorarsi. A San Pancrazio prosperava una secolare Civiltà Contadina, costituita dal duro lavoro nei campi, ma animata anche da vivaci commerci e raffinate produzioni artigianali, insomma, attività agricole, ma anche botteghe e officine. Il nonno di Ettore e Dante -Tobia Garavini- era un tipo molto intraprendente, gentile ed elegante, proprietario di diversi terreni e capi di bestiame, fra le mille cose da fare ne aveva una in particolare a cui teneva: far studiare tecniche commerciali al figlio Egisto. “Saper fare senza saper vendere non ha senso” diceva. E così, quando il giovane diplomato prese le redini dell’azienda di famiglia, tutto si orientò in una direzione “più moderna”.


Il Padre Egisto, un innovatore dei rapporti commerciali

Egisto Garavini fece costruire un grande edificio nel centro del paese e cominciò a commerciare i prodotti provenienti dalle proprie terre: sia al dettaglio, che all’ingrosso, con metodi innovativi. Allestì una grande bottega, che oggi potremmo chiamare Centro Commerciale, dove si poteva trovare di tutto: sali, tabacchi, salumeria, drogheria, ferramenta, chincaglierie, tessuti, granaglie…e poi sul retro, magazzini con dozzine di giare di olio, lunghe cantine con botti di rovere per il vino e ancora, banchi per la lavorazione delle carni, macine per le spezie e macchine per la tostatura del caffè. Tutti prodotti pronti per essere inviati alle varie botteghe, macellerie e osterie delle Romagna. Ma la grande innovazione portata da Egisto fu la gestione del credito al consumo, un meccanismo per favorire gli acquisti da parte di tutti gli abitanti del paese, anche dei meno abbienti. Si attivò un sistema che in cambio di prodotti della terra (qualsiasi cosa, persino le ghiande…) si consegnavano ai contadini generi vari di prima necessità e quando i clienti non avevano nulla da scambiare, si concedeva qualche tornatura dei terreni Garavini da lavorare. I vari artigiani del paese, i quali venivano a loro volta pagati dai loro clienti con prodotti naturali come pollame, quarti di bue, maiali, latte, formaggi…potevano usarli come “moneta di scambio” nella bottega dei Garavini, tanto Egisto aveva realizzato una rete di clienti all’ingrosso in città tale da assorbire tutta l’offerta proveniente da San Pancrazio. Tutta la famiglia e tanti collaboratori lavoravano a pieno ritmo, mentre Egisto organizzava e teneva scrupolosamente la contabilità. Era un continuo traffico di carri trainati dai cavalli pronti a caricare ogni ben di Dio.

Egisto Garavini

I figli Ettore e Dante, tanto studio ed infinite passioni

I figli di Egisto, Ettore e Dante, nacquero quindi in questo contesto: in un vortice di produzione, scambio e distribuzione, idee sempre nuove da mettere in campo e soprattutto clienti da ascoltare ed accontentare -senza sbagliarsi- perché non dimentichiamoci, stiamo parlando di più di un secolo fa, dove la parola data era più forte di mille contratti odierni. Ad affollare la mente dei due giovani fratelli poi c’erano anche altre cose interessanti di quel periodo: le prime automobili, le motociclette e gli articoli di giornali che parlavano di piloti che attraversavano i cieli con avveniristici aeroplani.

Ettore Garavini

Ettore e Dante vennero subito folgorati da questo mondo straordinario che avanzava a grandi passi. Tecnologia e meccanica erano i protagonisti dei loro sogni e i sogni, con un po’ di fortuna e molto impegno, a volte si avverano… Dante si iscrive ad ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, il tempio della tecnologia e, laureatosi a pieni voti, trova subito posto alla Bianchi Automobili di Milano. Ettore, subito dopo aver conseguito il diploma di agronomo, a 19 anni si arruola in Aeronautica Militare e comincia a volare nei cieli dell’Adriatico. Tornato a casa dopo due anni si dedica a tutto campo ai motori: prende la concessione di vendita delle potentissime motociclette americane Harley Davidson e si iscrive in varie corse in Italia, poi, nel 1923, assieme ad un gruppo di intraprendenti amici, fonda il Circuito del Savio di Ravenna, uno dei più antichi circuiti d’Italia dove gareggiavano leggende come Tazio Nuvolari ed Enzo Ferrari. Dante nel frattempo aveva dato vita anche ad un’altra passione: il teatro. La sua creatività lo portò a capo di una Filodrammatica con la quale sceneggiò molte rappresentazioni e vinse addirittura il primo premio al Teatro Rasi di Ravenna. Ettore faceva strada nel mondo dello sport automobilistico, divenendo uno dei fondatori dell’ACI (Automobil Club d’Italia). Nel 1927, in sella ad un Harley Davidson 1500cc, corse la “Bologna-Roma”, organizzata dalla Rivista ‘Motociclismo’, in gara c’erano anche Tonino Benelli e Luigi Gilera, fondatori delle famose case motociclistiche. Anche Dante era appassionato di Sport: organizzò e capitanò una squadra di calcio iscritta al campionato romagnolo.


I due Fratelli, gli artefici del cambiamento

Nel frattempo in Italia i tempi ormai erano cambiati, non era più l’ottocento con le sue dinamiche e la sua economia, Egisto cominciava ad avanzare con l’età e così si pensò di chiudere l’elettrizzante attività commerciale, e optare per una più tranquilla gestione dei terreni e degli allevamenti. E’ il caso ora di menzionare un evento che ancora oggi si ricorda: alla cessazione dell’attività commerciale i Garavini decisero di chiudere tutti i libri contabili dove erano annotati i debiti dei clienti più poveri e così venne cancellato loro ogni obbligo di pagamento. A questo punto era arrivato il momento del cambiamento, i due giovani Fratelli, Ettore e Dante, tornarono nella loro San Pancrazio. E cosa si poteva fare? Si potevano sfruttare le tante idee nuove che avevano raccolto in giro nelle maggiori città italiane, unirle alla tradizione agricola-commerciale della famiglia, alla loro passione per la meccanica, ai propri capitali e creare un’azienda, per un’agricoltura nuova, per una vita migliore della Civiltà Contadina. Fondarono la Garavini.

Dante Garavini